Con un certo timore, ma senza paura. Abbattuta, ma a testa alta.
Ho riflettuto più volte, specie in questa pausa di permanenza nella “latta”, sul senso di questo povero et umilissimo blog seguito da pochissimi viandanti del web.
“Viandanti”, ma sarebbe meglio dire, se non fosse scontato ed in uso nel linguaggio comune , “naviganti”, che approdano su queste mie pagine alla ricerca di qualche informazione utile, o semplicemente perché sono finiti fuori rotta.
Qual è stato l’esito delle mie riflessioni? Sono uscita dalla scatola di latta. Da una di quelle scatole antiche, come quella di Mucha contenente Gaufrettes alla vaniglia della Lefevre-Utile (1897); una di quelle latte che un tempo hanno riempito gli occhi e gli stomaci di ridenti compagnie raccolte attorno ad un tavolino da thè, in atmosfere d’altri tempi; una di quelle scatole che hanno poi dovuto abbandonare la peculiare funzione di allietare le ore per un più umile servigio: accogliere rocchetti di filo, aghi e bottoni. Qua e là, un po’ di nastro di gros grain, di falpalà.
Sono uscita; sono riuscita.
http://www.casadellescatole.org/
Lo Spettro della Rosa
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*La dolcezza di una poesia malinconica si trasforma in musica e in danza.
Le musiche di Carl Maria von Weber (Aufforderung zum Tanz, con
orchestrazione di ...
13 years ago
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